Recensione - Il Guardiano dell'Abisso

Il Guardiano dell'Abisso di Emiliano Federico Caruso

Recensione di Cesare Buttaboni


Ci sono libri che non si limitano a narrare una storia, ma che si presentano come autentici varchi verso l'inconoscibile, dove l’orrore si mescola alla meraviglia e la mente umana è sfidata nei suoi limiti più profondi.

"Il Guardiano dell'Abisso" di Emiliano Federico Caruso è uno di questi libri: un'opera che trascende il racconto per divenire una porta spalancata su un mondo sospeso tra il reale e l’ultraterreno, dove la luce grigia di un crepuscolo eterno avvolge ogni cosa in un alone di mistero e di terrore.

Al centro di questo inquietante universo troviamo una casa in stile vittoriano, solitaria e sinistra, circondata da montagne nere e avvolta da una densa nebbia che pare provenire da un altro mondo. Ma è il suo abitante, il Guardiano, a catalizzare l'attenzione del lettore, con una rivelazione sorprendente e inquietante: il Guardiano non è altri che H.P. Lovecraft stesso. Dopo la sua morte, Lovecraft è stato relegato in una sorta di limbo, un luogo fuori dal tempo e dallo spazio, dove è costretto a scrivere racconti dell'orrore per tenere a bada le forze oscure che minacciano di risvegliare il Caos nell'universo.

Questa dimora, più simile a un sigillo che ad una semplice abitazione, funge da cornice a tre novelle che intrecciano la loro trama con l'orrore cosmico che permea ogni pagina. È impossibile non percepire un’eco di "La casa sull'abisso" di William Hope Hodgson, il cui influsso è avvertibile tanto nell’atmosfera quanto nella struttura narrativa stessa. Caruso sembra prendere spunto proprio dal capolavoro di Hodgson, che non a caso viene esplicitamente citato all'interno del libro, per costruire una storia che incornicia al suo interno tre racconti, ognuno un tassello di un puzzle più grande e spaventoso. Come la casa abbandonata di Hodgson, anche la dimora del Guardiano è un luogo di confine, un crocevia tra il conosciuto e l’inconosciuto, tra il razionale e l’abissale; proprio come nel romanzo di Hodgson, qui la casa non è solo un contesto, ma un vero e proprio personaggio, che cela segreti inenarrabili dietro le sue antiche mura.

Il Guardiano, o meglio Lovecraft, è incaricato di una missione che sfida la comprensione umana: scrivere storie dell'orrore sempre più incredibili ed estreme, storie che non sono solo narrazioni, ma veri e propri sigilli, incantesimi volti a trattenere l'Abisso che minaccia di inghiottire il mondo. La presenza di Amuthya, una creatura enigmatica che condivide con lui l’isolamento in questa dimora maledetta, aggiunge un ulteriore strato di mistero, evocando le antiche divinità aliene che popolano l'immaginario weird.

Tra i tre racconti che compongono l'opera, a mio avviso, il migliore è proprio il primo, "Scritto sulla carne". In questo racconto, Caruso crea un'atmosfera che richiama potentemente quella de "Il caso di Charles Dexter Ward" di H.P. Lovecraft, con un’abile costruzione della tensione e un senso crescente di terrore che avvolge il lettore. Senza voler rivelare troppo della cornice strabiliante in cui questo racconto è incastonato, posso affermare che si tratta di una delle storie più affascinanti e perturbanti che abbia avuto il piacere di leggere nell'ultimo ventennio, non solo nell'ambito della narrativa italiana, ma anche internazionale. Qui ci troviamo davvero dalle parti di Lovecraft, tanto per la potenza evocativa quanto per la profondità con cui esplora l’orrore che scaturisce dalla conoscenza proibita. Caruso, con mano esperta, riesce a tessere un racconto che si radica nel solco della migliore tradizione lovecraftiana, ma che brilla di luce propria per la sua originalità e intensità.

L'opera di Caruso riesce a evocare un'atmosfera di tensione costante, un'angoscia sottile che si insinua lentamente nel lettore, proprio come Hodgson faceva con il suo lettore, portandolo passo dopo passo verso l'orrore finale. Tuttavia, mentre Hodgson si limitava a suggerire, Caruso si addentra coraggiosamente in una riflessione metanarrativa, esplorando il potere della scrittura come strumento per manipolare e controllare le forze dell'Abisso. Le storie che il Guardiano, ovvero Lovecraft, crea non sono solo opere di finzione, ma chiavi che possono aprire o sigillare porte verso reami proibiti, mantenendo in bilico l'equilibrio cosmico.

La scrittura di Caruso, intrisa di un linguaggio ricercato e di un’attenzione meticolosa ai dettagli, riesce a rendere tangibile l'invisibile, a dare forma all’indicibile. Le tre novelle racchiuse in questa cornice metanarrativa sono esplorazioni di luoghi e culture diverse, da Providence alla Scozia fino alla misteriosa India, tutte accomunate dall’ombra di culti antichissimi e di divinità aliene che attendono nell'oscurità. Ogni racconto è un tassello che svela una parte dell'orrore cosmico, offrendo al lettore un’esperienza che non è solo intellettuale, ma profondamente emotiva.

"Il Guardiano dell'Abisso" non è solo un tributo ai grandi maestri del weird fiction, ma una rielaborazione originale e visionaria che sfida il lettore a confrontarsi con l’orrore in una forma nuova. Come "La casa sull'abisso", anche questo libro di Caruso è destinato a lasciare un segno indelebile nell’immaginario degli appassionati del genere, spingendoli a guardare oltre la superficie della realtà, verso l'Abisso che si cela oltre il velo.

In definitiva, "Il Guardiano dell'Abisso" non è solo un libro da leggere, ma un viaggio da intraprendere, un’esperienza da vivere fino in fondo. È un'opera che invita il lettore a sfidare l'ignoto, a confrontarsi con i limiti della conoscenza e con l’inevitabilità del Caos, in un mondo dove la scrittura diventa l'ultima linea di difesa contro l’orrore cosmico.

Qua potete leggere la nostra intervista all'autore


Il Libro 

Il Guardiano dell'Abisso


Opera citata

La casa sull'abisso 

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