Aeonica - Don Moreno

AEONICA

I RACCONTI DEL BLOG 3


DON MORENO

di Flavio Deri 


Era notte fonda. Nella stanza padronale, cuore pulsante del maniero, pareva aleggiare un’atmosfera intrisa di segreti millenari. Don Moreno, l'esorcista, si imbatté in una collezione di vecchie fotografie: volti congelati nel tempo, le cui espressioni parevano gridare un muto e disperato richiamo. Gli occhi, vuoti e vitrei, lo fissavano con un’insistenza morbosa.

Improvvisamente, una folata di vento spense la sua lanterna, gettandolo nel buio. Un brivido lo scosse mentre percepiva una presenza avvicinarsi: un tocco gelido sfiorò la sua guancia, come una tetra carezza.

Con mani tremanti, Don Moreno cercò i fiammiferi, ma le dita sembravano intorpidite dal terrore. Alla fine, una fiammella danzante illuminò nuovamente la stanza, rivelando uno scenario di puro orrore: le pareti, coperte di simboli dannati, parevano pulsare di energia maligna. Al centro, avvolta da un’aura sinistra, si stagliava una figura informe, un’ombra che divorava ogni raggio di luce.

La figura volse verso di lui orbite vuote. I sussurri divennero un crescendo assordante. Il cuore dell'uomo batteva all’impazzata mentre richiamava tutto il coraggio che la fede poteva infondergli.

Forte dei suoi studi e del suo addestramento, si piantò sui suoi passi, pronto ad affrontare l’entità con incrollabile determinazione. Si aggrappò al suo giuramento di proteggere gli innocenti. Con voce profonda, impugnò il crocifisso e si lanciò contro l’ombra, pronunciando un incantesimo in latino che risuonava appena al di sopra del fragore circostante. La stanza tremava, le cornici cadevano, e i mobili sembravano gemere sotto la forza dello scontro, finché, all'improvviso, tutto tacque.

La figura iniziò a dissolversi, fino a svanire del tutto. Quando l’ultimo residuo della presenza scomparve, Don Moreno tirò un sospiro di sollievo. Il maniero tornò al suo stato di abbandono e il paesello sottostante fu liberato dalla minaccia che incombeva su di esso.

Don Moreno uscì dal luogo, segnato per sempre dall’incontro con l’ultraterreno. Le sue gesta sarebbero state raccontate per generazioni, a testimonianza del coraggio di un uomo che aveva sfidato l’ignoto e trionfato. E, nel profondo della notte, un ultimo sussurro si levò all'uscita del maniero, accompagnando la caduta di un putto di pietra che si staccò dal cornicione, schiantandosi proprio sul suo cranio.

©Flavio Deri 

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