Recensione - Vita Contadina

VITA CONTADINA E DIRITTI ECONOMICO-SOCIALI
Noia e riflessioni in un villaggio agricolo
di Paolo Junior Mancini

Recensione di Paolo Sista


Verso l'inizio dello scorso autunno venni contattato dall'autore del presente libro – Vita contadina e diritti economico-sociali – e mi chiese se fossi interessato a scriverne una recensione. Il titolo mi interessava ma nutrivo dubbi sul potere di suscitare interesse nel nostro pubblico di riferimento. Pochi mesi dopo il nostro piccolo blog non fu più tanto piccolo, dacché le visualizzazioni mensili erano salite da un centinaio scarso e diverse migliaia – tendenza che perdura ancora oggi – così ricontattai Paolo Junior Mancini e mi misi a disposizione.
Con l'onestà che contraddistingue il nostro blog, devo confessare che il libro mi è piaciuto e non mi ha convinto nel medesimo tempo.
Il testo di Mancini si muove su due livelli. 
Per primo, quello della cronaca, incentrata sulle memorie della vita agricola nel territorio che l'autore sceglie di chiamare “la contrada”. Essa è un territorio estremamente personale ma funge anche da radiofaro per comunicare e fare rete con situazioni analoghe in ogni angolo del globo: un affare glocale, come si usa dire. L'autore racconta le vicende umane e sociali della contrada; ne evidenzia i suoi mutamenti e le sue costanti; descrive il sentimento di una noia che pare costituire un elemento fondamentale –come l'ossigeno – e i tentativi per sfuggire alla sua morsa – come la convivialità e le feste patronali –.
Il secondo livello ha a che fare con la riflessione, l'elaborazione, la proposta di soluzioni economico-politiche a grandi problematiche quali l'erosione di spazi di coltivazione liberi dal complesso industriale-multinazionale, lo sfruttamento dei territori e il relativo inquinamento, il permanere nello “stato primordiale” da parte dei ceti meno abbienti.
Se la prima parte mi ha interessato e coinvolto – un bell'esempio di storiografia orale e inchiesta antropologica – ho trovato invece più deboli le sezioni dedicate alla prassi da seguire, intrise di un generico socialismo libertario e utopistico, unito a richiami al legalismo costituzionale tanto nazionale quanto sovranazionale. Quest'ultima componente mi è infatti sembrata più un'esortazione agli uomini e donne di buona volontà – persino intrisa di una certa nostalgia dell'epoca pre-digitalizzazione – che un programma d'azione realistico, solido, fondato su un'analisi impietosa della realtà materiale, benché non manchi di una disamina del caso Ecuador vs Chevron-Texaco.
In definitiva, è un libro che nella parte narrativa offre sicuramente uno scorcio interessante su una modalità di vita sempre più ignorata dalle masse dei cittadini urbanizzati, sempre meno oggetto della produzione culturale di scrittori, registi e artisti; nella sua parte più politica, invece, il gradimento del lettore sarà direttamente proporzionale alla condivisione delle idee economico-sociali dell'autore.
Personalmente, sono contento di aver potuto leggere questo “Vita contadina”, perché mi ha donato la visione di un'Italia – e di un Mondo – sempre più lontano dalla nostra percezione quotidiana ma i cui atti mantengono viva la biodiversità, anche umana.

IL LIBRO 







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