Recensione - Prima che l'alba ci corroda

PRIMA CHE L'ALBA CI CORRODA
di Tullio Napoli

Recensione di Paolo Possanzini

Prima che l’alba ci corroda - Racconti dal crocevia   è una raccolta di otto racconti di Tullio Napoli, che spaziano nel genere orrorifico toccando tra le varie declinazioni quelle lovecraftiane e altre più introspettive, riflessive. I racconti sono intervallati da quattro brevi componimenti intitolati "Intersezioni".
La raccolta si apre su di uno scenario dove incontriamo due entità che rispondono al nome di Lemoine e Valente, intente a dialogare su chi tra di loro debba sedersi per primo, mentre fuori dalla stanza in cui si trovano le sciagure iniziano a moltiplicarsi. 
Il primo racconto, che dà il titolo alla raccolta, ha come protagonisti giovani ragazzi la cui vita è sospesa a metà tra il mondo reale e quello fantastico: ognuno di essi prova un forte senso di dissidio interno, nell’attesa dei primi raggi del nuovo giorno che metteranno la parola fine a questi tormenti.
Qualcosa di terribile sta per accadere vede come protagonista e voce narrante un uomo, Sean Wood, la cui vita è stata maledetta dall’incontro con un bambino, Ray Chavez, che ha fatto in modo che dopo cinque anni sia pronto a svelare la verità sul motivo per cui aveva lasciato il suo lavoro di psicoterapeuta. Sean, da sempre appassionato dalla psiche umana ha via via abbracciato una visione sempre più tecnica e distaccata nell’approcciarsi con i pazienti, fino all’incontro con Ray. Lo stile fortemente immersivo di Tullio Napoli qui dà senza dubbio il meglio di sé, adottando lo stile diaristico per le sedute di psicoterapia tra i due protagonisti. Il racconto prosegue sviluppando in modo più che interessanti elementi lovecraftiani, con creature che sfidano la comprensione umana. Il tratto fondante della raccolta è qui ben visibile: Sean Wood è in bilico tra due mondi, è in una intersezione, e il caso di Ray Chavez lo ha condotto a questa straniante e terribile verità.
Nero si caratterizza per l’uso di brevi periodi, che conferiscono al racconto un tono incalzante, adatto a creare suspense in cui il protagonista nasconde una creatura in un fienile e la tortura ogni notte; gli abitanti del villaggio consapevoli di questo, non possono impedire quanto accade lì.
Figli della notte si apre con una citazione al gruppo Idles con la canzone Colossus e vede un viaggiatore arrivare alla vecchia casa di Leon, dove si rifugia per sfuggire alle creature che lo braccano. Dopo aver salvato Ethan, un ragazzo, dai figli della notte e aver saputo che la moglie e il figlio sono ancora vivi il viaggiatore in questo racconto è costretto a venire a patti con la vera natura degli esseri che lo stanno seguendo per eliminarlo.
Tullio Napoli, in L’ultima sentenza, adotta lo stile dialogico per un racconto su un uomo incolpato di omicidio nei confronti della moglie e la narrazione è saggiamente scandita con orario e luogo in cui si svolge la scena. L’autore sa destreggiarsi ottimamente anche nella costruzione del racconto del processo e il tentativo del protagonista di provare la sua innocenza e dimostrare che è stato accusato ingiustamente. L'autore dà al suo personaggio una caratterizzazione molto realistica.
Ne Il piccolo nulla che divorò Mimmo, Napoli ci regala un racconto orrorifico come pochi. Il protagonista, Domenico, si accorge che una piccolo quadrato, pochi millimetri per lato, della sua mano è scomparso e, inesorabilmente, questa sparizione si allarga al resto del corpo. Mimmo è quindi sull’orlo della scomparsa per ragioni che vanno oltre la sua comprensione e l’angoscia inizia a divorarlo a mano a mano che una parte dopo l’altra del suo corpo svanisce nel nulla, senza possibilità di scampo.
In DreamScope Oneiric V2, un dispositivo permette di vedere cosa si sogna la notte, fotografando il materiale onirico. La protagonista, Giorgia Ambrosi, lo usa come forma di terapia consigliata dallo psicoterapeuta e nota come sia presente nelle foto un misterioso uomo sullo sfondo. Napoli gioca bene con la tecnologia, per far progredire la narrazione sia nell'elemento fantascientifico, come appunto il dreamscope, che quello social, inquadrando il racconto in un tempo vicino al presente.
Il Mare di vetro, l’ottavo racconto, vede un monsignore come protagonista, al centro di una vicenda che potrebbe sconvolgere la Chiesa, ed è accompagnato da altri tre personaggi. I quattro, infatti, si trovano davanti a uno scrigno che una volta aperto rivela un contenuto che sfida la loro comprensione, ovvero quello che sembrerebbe essere il corpo di un angelo la cui origine però non sarebbe, secondo alcuni testimoni, divina bensì aliena. Uno stuzzicante racconto che unisce religione e fantascienza e che chiude la raccolta in maniera egregia.
Questo libro, con i suoi otto racconti, è un chiaro esempio delle ottime capacità da scrittore di Napoli, capace di declinarle ogni volta in uno stile diverso, nonché di rendere al meglio la resa psicologica dei personaggi, alle prese con eventi che minano la loro realtà e la loro vita. Una raccolta da non lasciarsi sfuggire.


IL LIBRO

CON STRANI AEONI

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