Murderbot - La recensione

MURDERBOT - LA SERIE

Recensione di Paolo Possanzini


Se avete intenzione di iniziare una nuova serie, vi consiglio caldamente l’idea di cercarla sulla piattaforma Apple TV+, dove ce ne sono per tutti i gusti e – quasi sempre – di alta qualità, come nel caso della presente Murderbot. Serie che coniuga fantascienza e commedia, regalando allo spettatore una gradita sorpresa, essa è l’adattamento del primo libro dell’omonima serie, uscito da noi nella raccolta Murderbot: I diari della macchina assassina, a firma della scrittrice Martha Wells.
Il protagonista della storia – interpretato dall’ottimo Alexander Skarsgård – è una SecUnit, ovvero un cyborg il cui compito è quello di prestare servizio di difesa. Un giorno, la SecUnit riesce ad hackerare il suo stesso sistema operativo e non sottostare più a nessuna direttiva a lui esterna. Il cyborg si autoassegna il nome di Murderbot non a caso: peculiarità del protagonista è quella di avere una grande passione per le serie tv: in particolare The rise and fall of sanctuary moon, di cui ha scaricato tantissimi episodi come suo media di intrattenimento preferito.
Ci sono diverse scene negli episodi dove lo spettatore, oltre a seguire la vicenda principale, ha la possibilità di vedere la serie preferita in questione. L’idea della serie nella serie, con la visione di diversi spezzoni, è ben pensata e altrettanto realizzata.
Murderbot, in quanto SecUnit che ha ottenuto il libero arbitrio, è costretto a nascondere il proprio segreto ai clienti e, al contempo, deve trovare tempo per dedicarsi alla sua più grande passione.
Nel corso dei 10 episodi la SecUnit interpretata da Skarsgård entrerà in contatto con un gruppo di scienziati in un pianeta alieno. Gurathin, un umano potenziato nel team di scienziati che deve proteggere – interpretato da David Dastmalchian –, è per Murderbot la spina nel fianco. Egli, infatti, diffida fortemente del protagonista e sospetta che stia nascondendo qualcosa. Il nostro cyborg, tuttavia, con l’avanzare della trama cambierà atteggiamento verso il gruppo di scienziati, passando dal ritenerli una seccatura – un impedimento ai propri piani di intrattenimento – a sentirsi integrato nel gruppo: non come oggetto ma entità libera e indipendente quale è.
L’idea di una intelligenza artificiale che conquista il libero arbitrio ma è costretta a nasconderlo per evitare di essere eliminata è, nel nostro presente, un concetto indubbiamente affascinante e ricco di implicazioni sulle quali riflettere.

IL LIBRO




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