Dracula di Luc Besson - La recensione

DRACULA. A LOVE TALE
di Luc Besson 

Recensione di Paolo Sista 


Mai amato Besson.
Mi saranno piaciuti due film, a essere di manica larga. Abbiamo cifre stilistiche troppo differenti, lui regista e io semplice spettatore.
Tuttavia, il suo Dracula. A love tale (Dracula. L'amore perduto, nella versione italiana) mi ha sorpreso positivamente ed è già una notizia.
Questo Dracula è fiabesco e la fiabe sono una allegoria a tutto tondo del reale: assieme ai sogni, narrano anche gli incubi.
Questo, perché sin dall'inizio assistiamo alle armi e agli amori estremamente stilizzati, passionali ma coreografati.
Le fiabe trattano del reale, dicevamo, sotto mentite spoglie e così assistiamo alla follia scientista, che del sapere sperimentale fece un dogma si rigido da ridurre a oggetto le persone che studiava. Non è una novità. Ogni ideologia – quelle che presero il potere quanto quelle che non vi riuscirono – traccia una linea di demarcazione fra umani e meno che umani: la sequenza del manicomio è emblematica (a tal proposito, tornare a Foucault).
Quindi, conosciamo un Harker in versione povero scemo e un ambiguo Conte in versione geisha, forse emulo del Brian Eno glam-futurista di "Here comes the warm jets", circondato da gargoyle di pietra quali aiutanti.
Una vertiginosa montagna russa – saranno numerose – ci riporta in Parigi e allo speculare inverso del Padre Brown di Chesterton: basso, magro e intraprendente ma sempre investigatore.
Una nuova discesa, di nuovo al castello. Tra statue animate, scherzi e torture assistiamo alla storia del Conte, alla morte dell'amore e alla vita dopo tale dipartita, se mai fosse possibile.
Il Conte racconta, allora, come la maledizione divina – l'impossibilità a morire – fu sopportabile soltanto grazie al miraggio dell'amata reincarnata, in barba a qualunque discorso razionale. 
Segue la narrazione della ricerca fantastica – un capitolo perduto delle Mille e una notte – del profumo definivo, novello filtro d'amore, nel favoloso oriente, che è sempre l'altro da sé indipendente dalla coordinata strettamente geografica, un misto di provincialismo e stupore che attraversa Bagdad, l'India, la Provenza, Firenze.
Dopo un balletto antico e contemporaneo, spettacolo di marionette e flash mob, si torna dal Conte in partenza dalla Romania verso la Francia e la conoscenza di Mina, promessa sposa di Harker, la quale narra del suo incontro con la vampirizzata Maria e le relative "tentazioni" saffiche (echi di Carmilla?), nonché i suoi dubbi su un matrimonio pressoché obbligato.
Il saliscendi, un po' luna park e un po' tunnel dell'orrore, prosgue indefesso tra dissacrazioni da rock opera e fughe degne di un videogioco a vintage, per approdare proprio all'ambiguità del circo e dei freaks, dove la separazione tra riso e derisione si fa sempre più labile.
Infine, nelle stanze parigine che sono temporanea dimora di Dracula, oramai certo che Mina sia la sua amata perduta, sotto novelle sembianze. Da quel momento in poi, Mina è contesa fra la rispettabilità dell'ordine costituito – il ministro della fede che le controlla se il collo sia ancora integro, simbolo dell'imene intatto – e il Conte che le dona un vecchio carillon – metafora del cimelio pagano, in grado di risvegliare memorie ancestrali.
Mina ricorda e sceglie di fuggire con l'amato Dracula, mentre il fidanzato, il prete e lo scienziato devo sconfiggere la vampira Maria, in uno spassoso scontro degno del miglior Dungeons and Dragons (con tanto di crocefisso che lorda di sangue impuro un idolo pagano).
Gli sposi ritrovati sono riparati in Romania ma la Famiglia, la Religione e la Scienza, coadiuvati dall'Esercito, danno l'assalto al castello (gli usi e consuetudini tradizionali, anteriori alla norma statale).
Al termine della battaglia, leggiadra come un film di arti marziali wuxia, il prete persuade Dracula a sacrificarsi, per il bene delle anime sua e dell'amata, con un discorso derivato dal Libro di Giobbe. Compiuto il gesto redentore, Mina piange l'amato Conte, i gargoyle si tramutano in bambini, il malefico è stato spezzato, il prete e il dottore si legittimano vicendevolmente e l'ordine, grossomodo, è ristabilito. Solo Harker pare farsi da parte e Mina rimanere inconsolabile ma si sa, la ragion di stato può farsi carico di ogni caso specifico e nemmeno le fiabe, in origine, avevano un lieto fine.
In definitiva questo nuovo Dracula è un bel film, originale e scorrevole, che già dal sottotitolo – Un racconto d'amore – dichiara con onestà il suo essere rilettura personale.
Lontano tanto dall'immaginario che ha stabilito la moderna iconografia del Vampiro (Bela Lugosi, le case di produzione  Universal ed Hammer) che dalle pellicole d'avanguardia (i tre Nosferatu), il Dracula di Besson porta una ventata d'aria fresca negli stereotipi del genere e si merita un posto fra le trasposizioni cinematografiche da vedere.
Certamente, la distanza fra il film di Eggers e quest'ultimo è la stessa che intercorre fra un disco di elettronica ambientale di Brian Eno e quello di un cantante pop – per quanto intelligente e ben arrangiato – ma, ciononostante, il giudizio su questo "Dracula. A love story" non può che essere estremamente positivo.


IL FILM
Dracula - A love tale  (DVD)  (UHD)

OPERE CITATE


M. Foucault - Nascita della clinica 





J.S. Le Fanu - Carmilla








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