Recensione - Statuine
STATUINE
di Alice Cervia
Recensione di Paolo Sista
"Non che mi raccontino chissà quali crimini, sono minuzie. Piccole cattiverie di vicinato, dispettucci, cattivi pensieri, bugie, insinuazioni. Uno stillicidio di malignità minori che però sembrano entrarmi dentro e scavare."
Dopo l'ottimo "La coda delle lucertole", recensito anche da noi, la scrittrice spezzina Alice Cervia torna con una raccolta di racconti: Statuine.
Il titolo è tanto opportuno – piccole storie, brevi e fulminanti – quanto ingannevole – perché l'intensità emotiva e la portata dei temi trattati sono tutt'altro che minuscoli –.
Sotto le spoglie del perturbante, dell'orrore e del distopico si annidano squarci su realtà fatte di abusi, soprusi, maltrattamenti, spesso taciute o ignorate per quieto vivere.
Non si pensi, tuttavia, che questo sia un libro di denuncia retorica o, peggio ancora, di vittimismo risentito.
Al contrario, le donne protagoniste di ogni racconto elaborano come possono strategie di sopravvivenza, di resistenza e, infine, di sabotaggio e rivolta nei confronti di uno stato di cose presente intollerabile.
Che siano suore di clausura o anziane pensionate, che pratichino rituali occulti o scienze biomediche, che siano armate di fucili o poteri esp, la loro lotta non conosce tregua e ognuna la conduce a modo proprio, apertamente o in silenzio.
Scrittrice ben radicata nella realtà, la Cervia non commette l'ingenuità di offrire un consolatorio "tutto è bene quel che finisce bene".
Vi sono storie che finiscono male, storie dove la malattia mentale e il disagio sociale hanno il sopravvento: perché è questo che una narrativa di genere fantastico ma non di semplice evasione, bensì di confronto, conflitto e visioni del possibile, deve fare.
Salutiamo, dunque, con piacere questa raccolta di "statuine" e speriamo di ospitare anche noi, prima o poi, i racconti di Alice sulle nostre pagine.
Della stessa autrice
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Nell'antologia



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