Taddei e Lacavalla - Intervista agli artisti

Paolo Possanzini del Gruppo Telegram Lovecraft Italia intervista gli artisti Marco Taddei (sceneggiatore) e Maurizio Lacavalla (disegnatore), autori del fenomenale libro a fumetti HPL. Una vita di Lovecraft, edito da Edizioni BD.


(Marco Taddei e Maurizio Lacavalla)

Ciao e benvenuti sul nostro blog. Abbiamo appreso della vostra opera a fumetti mentre era in fase di realizzazione, poiché Maurizio è anche membro del Gruppo Telegram “Lovecraft Italia”. La prima domanda è d'obbligo: perché questo fumetto? Cosa rende Lovecraft così coinvolgente, a quasi cent'anni dalla pubblicazione del suo “Il richiamo di Cthulhu”?

MT: Ciao, grazie a voi per l'invito. Risposta duplice: l'opera di Lovecraft è (inaspettatamente) la lente con cui si può osservare questo strano mando. E (ancora più inaspettatamente) comprenderlo. Poi: ho cominciato a leggere Lovecraft quando avevo quindici anni. Non so nemmeno io di preciso. Non capii nulla, ma quel non capirci nulla mi aveva già sedotto. Avevo ricevuto una scossa. Dopo quella scossa sono diventato qualcosa di diverso da quello che ero prima. C'è un prima e dopo Lovecraft, come ci sarà un prima e dopo Tolkien o un prima e dopo Tetsuo - L'uomo di acciaio di Tsukamoto o un prima e dopo Evol dei Sonic Youth. Lovecraft è stato il primo prima-e-dopo.
ML: Per me il fascino di Lovecraft e dei suoi testi sta nella facilità con cui è possibile usarli come lente di lettura della nostra realtà. L’orrore è qui, è ora, è inevitabile e la conoscenza donataci da Prometeo non può salvarci.
I mostri non sono mai stati il vero fattore coinvolgente per me. Non sono neanche mai stati un fattore di interesse. L’ho detto a Marco fin dall’inizio: non sono un disegnatore di mostri. 
L’orrore, però, mi affascina- a patto che sia ben saldo al reale e non reso solo da una serie di trovate fantastiche.
Quando ho letto la sceneggiatura la prima volta e ho trovato un collegamento fra i magri notturni e i nonni di Lovecraft ho capito che io e Marco avevamo un terreno comune, e così è stato.


Maurizio e Marco, come vi siete avvicinati a questo medium? Qual è stata la vostra prima lettura fumettistica e quelle che vi hanno formato di più come autore e persona?

MT: La mia primissima lettura è stata Dylan Dog, Morgana. Ricordo ancora benissimo una figura femminile completamente nuda che mi fece arrossire. Peccato fosse un non-morto. Precedentemente c'erano stati solo Popeye e Topolino. Il primo fumetto “adulto” che mi ha formato è stato Il Grande Male di David B, edizione Coconino, volume unico. Poi è venuto tutto assieme, in maniera confusa. Non conosco i gusti del mio palato, ma di certo ho lo stomaco dell'onnivoro. Di solito digerisco tutto tranne supereroi americani e fumetti intimisti (per lo più italiani). Leggere i fumetti poi ti porta a immaginare di farne e immaginare di farne poi ti porta spesso a farne, anche senza un vero fine economico, solo per godere di quello che hai in mente. Nel 2013, assieme a Simone Angelini, ho esordito con Storie Brevi e Senza Pietà quasi per scherzo e non pensavo nemmeno di continuare a farne. Poi è cominciata l'emorragia. Chi la ferma più? A volte vorrei farcela io stesso, ma non si può. Il getto è imperioso.
ML: Il primo fumetto che ho letto è stato un numero di Paperinik. Non l’ho mai davvero letto perché non sapevo farlo, ma ho il ricordo di me mentre lo fissavo e cercavo di interpretare le immagini (lo scrive Mattotti in Fuochi “Non ti mando parole ma segni” )
Gli anni delle scuole medie e superiori sono stati gli anni di bottega da Giacomo, pittore di Barletta. Qui ho scoperto Breccia, Druillet e Dino Battaglia: ero ancora piccolo e quelle letture erano davvero grandi, forse così tanto che mi han fatto dire: voglio fare questo, un giorno. Ogni volta che torno a sfogliare questi autori, oltre alla meraviglia, mi intenerisco nel ricordarmi a copiare le loro vignette. Un batuffolo di cotone rivestito da un ritaglio di stoffa per Dino Battaglia. La cera bianca data prima della china per Breccia.
Marco, scrivere una sceneggiatura è molto diverso dallo scrivere un racconto? Vi è uno sceneggiatore in particolare a cui ti sei ispirato?
MT: Molto diverso e molto simile. Dipende da che tipo di racconto o che tipo di sceneggiatura vuoi scrivere. La scrittura è come un campo da arare. La terra è sempre la stessa, ma quello che ne spunta fuori lo decidi scegliendo i semi. Per scrivere HPL ho evitato di leggere fumetti su Lovecraft (comunque non sono un gran lettore di fumetti), un po' perché avevo già chiara la mia idea di Lovecraft e non volevo contaminarla, un po' perché quelli che ho visto non mi hanno mai davvero attizzato. Anche le versioni di Alberto Breccia, che visivamente sono pazzesche, dal punto di vista della narrazioni sono semplici riassuntoni, alcune volte anche super sintetici, dei racconti di Lovecraft. Non esattamente quello che si dice una scrittura incisiva. In ogni caso un prezioso esempio di condensazione.

Maurizio, quali tecniche hai usato nella realizzazione del fumetto? Quali disegnatori ti hanno influenzato di più?
ML: China, pennello e pennino. Qualche piccolo intervento con un pastello litografico. Il fumetto è anche l’arte del selezionare quel che davvero serve.
Credo di disegnare avendo sempre in mente José Muñoz, David Mazzucchelli, Alberto Breccia e Andrea Bruno.
Fondamentali Käthe Kollwitz e le fotografie di Josef Koudelka.


Ci sono aspetti della biografia di Lovecraft meno noti che avete scoperto lavorando alla sua biografia?
ML: Sono rimasto molto colpito dalla bellezza delle sue lettere. Sono dolci, ingenue, divertenti, attente, terrificanti, aberranti, premurose e goffe. La vastità di possibilità umane in Howard è molto affascinante. 
MT: Molti. Ho scoperto di essere un semplice di appassionato di Lovecraft mentre buttavo giù questo libro. Ho scoperto Lovecraft mentre ne scrivevo e penso che questo sia la cosa migliore che può succedere a colui che scrive: scoprire qualcosa, fare che il testo, per usare parole non mie, “ne sappia più del suo autore”. Le lettere in particolare sono state uno strabiliante veicolo di scoperta. Lovecraft era un uomo eclettico, informato, contraddittorio, radicale, ingenuo. A volte un visionario, a volte un bambino. Mi è piaciuto leggere di lui che assaggia tutti i 26 gusti offerti da una gelateria a Warren, vicino Providence


Quali sono i vostri scrittori preferiti, sia in ambito weird che nella letteratura ufficiale?
ML: Non credo di leggere molta letteratura weird. 
Mi piace molto McCarthy che con Lovecraft condivide la città natale. 
Rileggo periodicamente T.S. Eliot, odiato dal nostro gentiluomo di Providence.
MT: Gli elenchi sono sempre faticosi per chi li legge e questo in particolare rischia di essere estenuante. In generale non amo le opere insincere e gli scrittori innocui. Anche la parola weird a volte mi ha messo in difficoltà. Ora ci ho fatto la pace, ma all'inizio è stato complicato.
Maurizio, perché disegni?
ML: Parafraso una delle ultime frasi da “Il Mastino” di H.P.Lovecraft: costruire un rifugio da quel che non ha nome. 

Marco, perché scrivi?
MT: Bisogna pur morire di qualcosa.
Cosa consigliate, in materia di cinema, musica, fumetti, serial? 
ML: Andiamo in ordine. 
La morte corre sul fiume 
(The Night of the Hunter)
diretto da Charles Laughton, suo primo e unico film. 
Current 93 - Soft black stars 
Questo album è stato fondamentale per il fumetto mio e di Marco. E’ un lavoro dolce e malato, nostalgico e oscuro. Quattro aggettivi che userei per HPL.
Nejishiki di Tsuge.
Il decalogo di Krzysztof Kieślowski
La figura del testimone silenzioso è stata ispiratrice per i personaggi dei saldatori.
MT: Quello che consiglio oggi non lo consiglierò domani e sconfessa quello che avrei consigliato ieri.
Detto questo, oggi, inteso come questa sera, mentre scrivo, consiglio: Elio Petri, Songs of a lost world, Tomie di Junji Ito. Serial? So solo di serial killer. A parte gli scherzi, non ne so tanto di serial da dare consigli. Mi rende perplesso la maniera seriale in cui raccontano la loro storia, i serial. Le vicende perdono il nerbo, gli intrecci si sfilacciano, i buoni personaggi vengono a noia. Quindi non ne seguo molti, di serial, e non mi sento di consigliarne qualcuno. Anzi no, un invito a vedere la prima stagione di Rilakkuma e Kaoru lo faccio. Dentro c'è pure una bella puntata horror, davvero ben fatta! 


Diteci qualcosa sul vostro lavoro artistico che nessuno sa!
MT: Tutto quello che mi viene in mente, è meglio che non lo dico.
ML: Sono un disegnatore abbastanza lento e meditabondo nelle pennellate, anche se potrebbe sembrare il contrario.

La nostra recensione 

Il Libro

Opera disegnato da Maurizio Lacavalla
Hotel Massilia

Opere scritte da Marco Taddei 
Storie brevi e senza pietà 

Opere citate




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