Aeonica - L'angelo di Mira

AEONICA 
I RACCONTI DEL BLOG 2.4

L'ANGELO DI MIRA
di Tullio Napoli 

La mattina del 19 marzo, l'angelo di Mira scese sulla terra e camminò tra gli uomini. E chiunque lo vedesse zoppicare, strascicando le budella sull'asfalto, si lanciava ai suoi piedi gridando pietà. Perfino chi scherniva le parole del profeta gridava pietà. 
E l'angelo di Mira vagava tra le folle di lebbrosi, che gli si gettavano al collo baciandolo e supplicando di avere l'anima salva. 
Così, la voce di Mira si spanse nei campi coltivati in forma di fischio sottile. E il fischio giunse fino alle fabbriche di uomini, laddove il fumo tingeva di nero la volta celeste. 
E l’angelo di Mira trascinava le vesti insanguinate tra i vicoli del borgo e i contadini e gli operai al suo seguito spingevano e strillavano: “Pietà. Pietà.” 
Superò senza indugio la chiesa del padre, ove masse di proseliti in ginocchio invocavano la luce. Passò senza indugio sui corpi di soldati morti nel suo nome. Egli giunse infine alla piazza dei santi, ove il profeta sulla croce predicava la venuta del messia e una folla di adoranti s’inchinava mormorando: “Così sia.” 
E, alla vista dell'angelo, i fedeli abbandonarono il traditore e volsero a Mira gli sguardi supplicanti, giungendo le mani e gridando alla luce: “Dacci la luce. Dacci la luce perché mai dubitammo di te.” 
Fu solo allora che l'angelo arrestò la propria marcia davanti alla croce d’acciaio. Fu solo allora che il fischio cessò. Fu solo allora che il sorriso del falso profeta si tramutò in terrore, per la bestia dalle viscere pulsanti che lui chiamava dio. E luce fu.


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